domenica 7 ottobre 2012

Racconti, fiabe, leggende


Dillo alla Luna...

...Si racconta ancora di come un tempo,
quando il cielo era una sola cosa con il mare,
la luna fosse padrona degli spazi e dividesse
a metà con il sole l'intero giorno;
entrambi padroni del cielo,
accarezzavano il mondo senza sosta,
abbandonandosi spesso alle brezze del mattino oppure
scaldandosi a vicenda per i freddi venti della notte.
Erano giorni incantati, ogni cosa aveva il suo giusto
equilibrio e tutti ne gioivano, sorridevano, erano felici,
sapevano che ad ogni lacrima sarebbe
seguito un sorriso e ad ogni sorriso
un motivo in più per ricominciare.
Il sole era il primo a far capolino tra le nuvole,
svegliava la luna con una carezza e tenendola per mano,
iniziava a scaldare il mondo;
la luna a sera baciava il sole accompagnandolo
dietro l'orizzonte e rimaneva sospesa nell'aria,
aspettando languida il suo ritorno.
Così andò avanti per tanto tempo, finché, un giorno,
il sole si affacciò dalle nuvole e per un motivo che
mai nessuno è riuscito a capire, non svegliò la luna e
continuò da solo a rimanere sospeso nell'azzurro del cielo.
Andava da un punto all'altro con tanta disinvoltura e
tanto piacere che dimenticò presto tanti anni di convivenza,
quasi non fosse mai accaduto nulla;
così preso dal sentire il mondo tutto suo e
dal sentirsi ritenuto indispensabile, fece sua anche l'altra parte
del giorno e pretese il cielo come sua personale proprietà.
La luna si svegliò come al solito in orario,
ad occhi chiusi cercò il sole ma non lo trovò e
confusa cadde giù senza trovare alcun appiglio;
da quel giorno iniziò a vagare la notte,
triste e senza un sorriso, scura in viso,
tanto che la chiamarono Lilith, la luna nera.
Ogni tanto osservava il cielo e la
nostalgia le riempiva gli occhi,
le toglieva il fiato,sbarrava ogni strada alla speranza.
Nessuno sa per quanto tempo vagò sulla terra,
chiunque la incontrasse notava il suo sorriso spento e
l'espressione dimessa, la tentazione di perdersi,
la paura di ritrovarsi per poi rifare lo stesso sbaglio;
..ma un mattino di un giorno qualunque,
si svegliò stranamente decisa;
Basta soffrire, basta piangere, chiudere tutto per tutti,
con tutti, se non ti emozioni non soffri e lei era stanca di soffrire.
Si alzò di scatto, sciolse i capelli lasciando che
il vento li pettinasse per leie si incamminò con
lo sguardo deciso verso la strada dell'oblio.
Era quasi a metà del cammino,
quando istintivamente si voltò indietro,
qualcosa l'aveva colpita ma non capì subito,
almeno fino a quando non posò lo sguardo a terra;
si?. Ecco?. .ma come aveva fatto a non accorgersene ?!??
scagliata nitida contro la terra battuta c'era la sua ombra,
immobile, che la osservava.
Provò a muovere un passo e l'ombra la seguì,
mosse le braccia ed anche l'ombra lo fece,
provò a correre e l'ombra corse dietro lei.
Da quando era caduta non aveva più visto la sua ombra,
forse l'aveva perduta,forse era rimasta appesa al cielo,
forse semplicemente non ci aveva più fatto caso;
la sua ombra .. per la prima volta dopo tanto tempo
la luna sorrise ed alzò lo sguardoal cielo ???.
Il sole era li, sospeso che la osservava??
sorrideva anche lui.-?Finalmente sorridi?
disse il sole con voce calma e suadente.-?
Si sorrido, non so se grazie a te
oppure alla mia ombra, ma sorrido?.-?
Perdonami?, disse il sole,
mi ero perduto anche io dietro me stesso,
non sapevo come tornare senza ferirti ancora,
ma ho sempre conservato la tua ombra con me?.-?
Ma come?. Non è possibile?.. la mia ombra è qui con me?!??
.Il sole sorrise dolcemente: -?
Quella non è la tua ombra, hai solo ritrovato te
stessa proprio quando ormai non ti cercavi più?
-.Lei sorrise ancora, si illuminò di nuovo ed una
luce accecante li nascose per un attimo agli occhi del mondo.
Nessuno sa cosa accadde in seguito,
e forse è anche giusto così, ma da quel giorno nessuno
la chiama più la luna nera e tutti ricordano come
da una grande luce nacque e splende ancora Lilith la Nuovaluna...



La leggenda della Luna piena

In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo,
seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso.
In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto

giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole,

o danzava tra esse, armoniosa e lieve.
Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati.

In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che,

alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:

Cos’hai da urlare tanto?

Perché non la smetti almeno per un po’?
Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto
più piccolo della mia cucciolata.
Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo.
La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi.
E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa,

luminosissima palla.
Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto
- disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.

Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura,

sull’orlo di un precipizio.

Con un gran balzo il padre afferrò il figlio,

lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato,
ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna.

Poi sparì tra il folto della vegetazione.

Per premiare la bontà della luna,

le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo:

ogni trenta giorni può ridiventare tonda,
grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero,
alzando nella notte gli occhi al cielo,
possono ammirarla in tutto il suo splendore.
I lupi lo sanno…
E ululano festosi alla luna piena.


OSAGE, FIGLI DEL SOLE E DELLA LUNA

Tra i miti si ritrovano storie che parlano di incontri tra fanciulle provenienti dalle stelle e uomini della Terra e si fa chiaramente menzione al fatto che i popoli nativi provenivano dal cielo. Gli Osage dicono che "all'inizio dei tempi, una parte degli Osage abitava nel cielo ed erano figli del Sole e della Luna; quest'ultima disse loro di andare a vivere sulla Terra e, una volta scesi sul pianeta, non poterono più tornare in Cielo". Le stesse leggende li accomunano agli Indios maya e aztechi. Non potrebbero essere più chiari e concisi quando affermano che "molto tempo fa gli Indios abitavano nel Cielo e nessuno conosceva la Terra". La leggenda continua: il dio del tuono creò l'uomo; creò l'Indio e scacciò uno che tra loro era violento e uccideva senza motivo, bandendolo dal territorio, uno che aveva la pelle chiara. Un giorno un cacciatore cadde in un anfratto e rimase a penzoloni nel Cielo, incantato da un meraviglioso spettacolo sotto di lui. Una terra magnifica, una natura incontaminata, un mondo profumato, farfalle di mille colori e uccelli di ogni genere che emettevano suoni paradisiaci. Ne parlò agli altri Indios e molti di loro decisero di andare a colonizzare quel bellissimo mondo, lasciando la loro casa nel Cielo. Con una corda robusta scesero dal Cielo sulla Terra e decisero di colonizzare la foresta. Alcuni di loro, presagendo che la vita sulla Terra non sarebbe stata così bella, decisero di restare nel Cielo. Un bimbo dispettoso tagliò la fune che univa il Cielo alla Terra e nessuno poté più tornare al Cielo o scendere sulla Terra, impedendo qualsiasi contatto tra le stelle e il nostro pianeta. Con il tempo sembra che il contatto sia stato ristabilito almeno unilateralmente: alcuni tra gli "dei" abitanti dei pianeti celesti scendevano di tanto in tanto sulla Terra per stabilire dei contatti con i terrestri o per motivi loro. Ne abbiamo testimonianza nella storia della fanciulla vestita d'argento: nei tempi antichi c'era un uomo che coltivava le patate migliori dell'impero; si accorse che le patate migliori del raccolto erano state rubate e mise suo figlio a guardia dei raccolto. Il ragazzo fu testimone di una scena inconsueta: un gruppo di bellissime ragazze vestite con abiti d'argento raccoglievano i tuberi migliori da offrire agli dei. Quando si accorsero della presenza del ragazzo, le fanciulle scapparono e svanirono nel Cielo, ma lui fu rapido e riuscì a catturarne una. Il giovane rimase ammaliato dalla bellezza della fanciulla e le chiese di diventare la sua sposa: lei, per tutta risposta, lo supplicò terrorizzata di lasciarla ritornare in Cielo con le sue sorelle celesti perché se fosse rimasta sulla Terra sarebbe morta. Il ragazzo restò insensibile alle sue preghiere e la portò ai genitori, i quali le sottrassero il suo "abito d'argento" e la rinchiusero in una stanza. Dopo qualche giorno, la ragazza celeste riuscì a riavere la veste d'argento e svanì nel Cielo.
Quando il ragazzo apprese della sua fuga, si disperò e chiese aiuto ad un grande condor che, previa ricompensa, si offrì di portarlo "in Cielo nel mondo degli dei". Viaggiarono circa un anno e arrivarono nella terra della sua amata. L'anno successivo ritornò sulla Terra e ritrovò i genitori che nel frattempo erano invecchiati di decenni.


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DONNA PIUMA E RAGAZZO STELLA

Possiamo ipotizzare l'utilizzo del DNA degli animali terrestri per creare nuove razze ibride? Non dimentichiamo che in quasi tutte le leggende native della Creazione si parla di uomini-animali e che i Nativi sono sempre stati orgogliosi del loro rapporto con la natura, tanto da portare ancora oggi con fierezza nomi di animali. Non possiamo nemmeno trascurare il macabro fenomeno delle mutilazioni animali, che sembra possedere molti tratti in comune con il racconto riportato dai Chippewa. Anche i Sioux parlano del Paese della Stella e anche nelle loro tradizioni si narra di unioni tra membri del popolo stellare e terrestri, nonché dei mezzi di trasporto usati per mettere in contatto i due mondi. Si racconta che una fanciulla di nome Donna Piuma un giorno d'autunno si ritrovò in compagnia di un bellissimo straniero che si presentò come un abitante della Stella del Mattino: le propose di abbandonare la Terra e seguirlo in cielo nel Paese della Stella. La fanciulla accondiscese con gioia alla sua richiesta. Chiuse gli occhi e si senti sollevare rapidamente in alto. Quando riapri gli occhi si ritrovò nel Paese della Stella. La madre del ragazzo lo mise in guardia sulla reazione del padre in quanto lui "non si fidava degli abitanti della Terra". Ebbero un bambino e dopo qualche anno Donna Piuma venne accompagnata al luogo di trasporto con il suo piccolo e fu mandata sulla terra. Tutti i Nativi che stavano nell'accampamento videro chiaramente una fonte di luce attraversare il cielo e quando andarono sul luogo trovarono Donna Piuma e Ragazzo Stella. Il tempo passò e Donna Piuma mori. Anni dopo suo figlio decise di seguire la pista del cielo, la Via Lattea e giunse al Paese della Stella, dove fu accolto da un bellissimo giovane che era identico a lui. Quel ragazzo era suo padre, rimasto giovane e bello perché il popolo della Stella "non invecchia come i mortali".



IL RAPIMENTO DI AURORA (Wintu)

Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra.

Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino:

"Dove sono andati?'".

Il ragazzo rispose:

"Sono andati via":

Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghian­daia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:

"Che c'è in quella cesta?".

Il bambino rispose:

"Prima sera".

Poi indicò la cesta accanto dicendo:

"Che c'è in quella cesta?".

E il ragazzo rispose:

"Appena buio".

Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima::

"Che c'è in quella cesta?".

Il fanciullo rispose:

"Aurora".

Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!

Il bambino cominciò a gridare:

"Ci hanno rubato l'Aurora!".

La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse:

"Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".

Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.

Egli andava verso ponente, sempre verso ponente.

Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero.

Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.



Canto d'un lupo alla sua amata


O mia dolce compagna
tu che mi guidi
e sei Luce per me

Stammi vicino
e non abbandonarmi
poiché amo solo te

Tu che dai tuoi occhi
emani un energia sconosciuta
un bagliore verde smeraldo

Il grande Spirito chi ha uniti
E desidera la nostra Eterna unione
il nostro legame è quindi inscindibile
perché siamo nobili lupi

L’Aurora Boreale risplende nei tuoi dolci occhi
come se risiedesse nel tuo Cuore di lupa
solo tu puoi farla splendere così

Ti prego dolce amore
resta qui con me
e non lasciarmi solo

Ricordi quando eravamo soli?
e chiedemmo alle stelle di guidarci
perché potessimo incontrarci ed amarci?

Mi ricordo quella notte
quanto nel Cielo vidi
una stella andare verso Nord

Là c’eri tu ed eri bella
e desideravo restare con te
E le lucciole di volavano intorno

Ed ora siamo insieme
per crearci il nostro branco
e regalare un futuro
perché non ci estinguiamo

Le stelle disegnano
il nostro destino
e la nostra storia è scritta là dal Grande Spirito

Mia dolce lupa
per te sento un fuoco
per te darei la Vita

Guarda il Cielo blu zaffiro
che risplende nei tuoi dolci occhi
Esso è infinito

Perché possa contenere il nostro amore
e la storia dei nostri antenati
e soprattutto, il tuo splendore…

1095812159



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